
Dall’ego al nulla. La meditazione non è qualcosa da fare nascondendosi in una grotta, isolandosi sull’Himalaya, ma qualcosa di scientifico e pratico attraverso cui trovare gioia e rilassamento; qualcosa da riconoscere e integrare nella vita quotidiana.
Per tanti anni è stato l’ego spirituale ad animarmi, a spingermi a provarci sempre di più, a “fare la meditazione” e a cercare di diventare sempre più ” bravo “. È stato molto utile e mi ha aiutato a spostarmi da un ego materiale a un ego più estetico.
Anche questo ego spirituale si è diluito e quando l’ego non c’è più, in qualsiasi forma, non c’è più tensione e allora troviamo celebrazione, gioia, benessere, amore . Tutte metafore che hanno preso il posto dell’ ego nelle sue diverse forme.
Per tanti anni è stato dominante l’ego che voleva illuminarsi, ora non mi interessa più. L’illuminazione è un’energia maschile che si manifesta verticalmente invece che orizzontalmente.
A un certo punto uno si stanca: “Basta. Basta provarci”.
Dall’ego al nulla. Per me è stato un momento particolare che era la somma di tutti i momenti vissuti con Osho, un momento in cui l’ho finalmente capito.
È stato un momento di morte, perché qualcosa dentro di me è sparito, non aveva più senso.
Sono stati giorni diagonia totale e non so come ho fatto a tornare… Credo che sia perché alla fine bisogna andare avanti comunque: questo corpo respira e quindi lo porti avanti, meglio che puoi.
Ma non ci sono più conflitti, c’è un benessere interiore e per il resto… si vive! Quando piove mi arrabbio, perché non posso prendermi cura del giardino! Vivo, vivo!
Quando smette di piovere esco e mi diverto con le piante, ecco!
Dall’ego al nulla. E mi innamoro, vivo il dramma, la vita, con il senso di continuare questo viaggio tranquillamente e provare ad avere un sorriso quando il corpo non respirerà più. Un bel sorriso alla fine mi basta .
Quello che dico continuamente alla gente, nei miei gruppi, è: ” Che senso ha avere paura della morte, quando la morte è una cosa che succede adesso?
La morte è cominciata quando sei nato e non si è mai fermata. In questo momento siamo già più morti di cinque minuti fa. E allora , cerchiamo un’altra ragione per preoccuparci, per ché questa non ha senso!”.
Ma so anche che posso scegliere come essere in quel momento e, intanto che posso, mi preparo, adesso.
In questo momento scelgo i valori importanti per riconoscermi nel momento in cui il corpo non respirerà più.
Naturalmente è molto aleatorio… Chissà che cosa succederà? Ma, mentre sono in vita, questa è la mia posizione. Non aspetto domani per essere consapevole, preferisco cominciare adesso. E poi, vedremo.
Se riesci a trovare uno spazio di gratitudine dentro di te è già un grande aiuto. In questo momento provo una gratitudine immensa verso di te, perché mi dai questa possibilità di ascoltarmi, di vedere e di condividere con te.
Un’immensa gratitudine… Anche la gioia di ritrovare l’ amicizia, certo, ma al centro di tutti i sentimenti c’è gratitudine. Grazie, grazie mille. E questo vale anche per tutto il resto.
E io sono sempre lo stesso; sono sempre lo Zorba a cui non piace essere il Buddha, sono sempre quello in cerca della prossima donna di cui innamorarmi per il resto della mia vita; sono il Prashantam che sono sempre stato…
lo non ho mai avuto una formazione tradizionale per fare il facilitatore di gruppi, nel senso che non ho imparato da qualcuno: sono arrivato a Pune ed è successo.
Osho mi ha detto: “Tu vai a fare il group leader”, senza mai aver fatto un gruppo nella mia vita e senza avere alcuna idea di che cosa avrei dovuto fare.
Dall’ego al nulla. Ho cominciato con il gruppo che conduco ancora adesso, il Kyo Zen, e non ho fatto altro che stare con i partecipanti… Ho dormito con loro, mangiato con loro, vissuto con loro; questa è la mia idea di gruppo. E ancora oggi, a 70 anni, mantengo la stessa struttura.
Io non so tante cose, non conosco tante tecniche.
A differenza di molti altri terapisti, che sono arrivati a Pune già con dell’esperienza, io non ho mai fatto bioenergetica, non ho mai fatto l’ Encounter, non ho mai fatto psico terapia, o psicodramma: tutto il bagaglio che ho è dentro di me.
Quello che ho sono io. E in tutti questi anni, i miei gruppi sono stati un po’ un riflesso di quello che sentivo dentro di me.
Quando propongo qualcosa parlo di me stesso, parlo di quello che gestisco intorno a me, per vivere nella mia armonia, nella mia pace. Io non leggo libri, non sono un intellettuale della terapia .
Dall’ego al nulla. Vivo una sensazione e mi butto , senza sapere se è giusta oppure no. Se non è giusta, passerà. Se è giusta, qualcosa rimane . E così sono arrivato anche a proporre, ad esempio, “Chiavi per vivere consciamente”, uno dei miei workshop più recenti.
Si comincia dal corpo. “Start from the body”. Quante volte ho sentito Osho dirlo! C’è tutta una sequenza di piccole chiavi di “consapevolezza del corpo “.
Per esempio sentire i piedi, rilassare le ginocchia, non trattenere l’energia incrociando le braccia… Queste piccole cose ti portano a capire te stesso e questo dopo questo si manifesta nel linguaggio del tuo corpo.
La prima cosa che emani di te stesso è il lingua ggio del tuo corpo: senza ancora aver detto una parola, hai già detto tanto di te solo da come ti presenti. Anzi, pare che 1’80% della comunicazione non sia verbal.
Dall’ego al nulla. E poi arriviamo ai sistemi di credenze, a quello che tu vuoi o che gli altri vogliono da te. E poi a quali sono le tue priorità di vita e di conseguenza a quanto è sveglio il tuo spirito.
Si parla tanto di spirit , ma che cos’è? Lo s pirit lo riconosci dalla luce dei tuoi occhi e lo manifesti quando sei in contatto con le tue priorità di vita, con ciò che vuoi veramente creare per te stesso.
Poi a un certo punto arriviamo ad affront are la paura, perché è il domain in cui tutti vivono.
Tutti viviamo nel fango della paura e il loto nascerà dal quel fango solo quando lasceremo andare la paura. Per questo esercizio uso molto la danza, l’espressione, il gioco, che è la cosa più difficile che si possa riuscire a fare con le persone.
Secondo me, quando riesci a giocare con le persone, sei davvero competente in ciò che fai.
Sono quarantacinque anni che lavoro con le persone. Quando ci penso, non ci credo neanch’io, ma non ho mai fatto nient’altro nella vita, veramente.
Dall’ego al nulla. Persino nei quattro anni in Oregon, in cui il lavoro era di natura molto più pratica, comunque di tanto in tanto mi chiedevano di dare sessioni. Ed è evi dente che arriva un momento nella vita in cui non puoi scappare dalla tua esperienza.
E così Ho scritto una domanda a Osho, tanti anni fa:
“Amato Bhaghwan, quando mi innamoro, cosa devo fare con il lavoro?”. La risposta è arrivata subito, il giorno dopo, durante il discorso: “Work first”, prima il lavoro .
E questa è stata la mia vita. A quante belle donne ho detto: “Scusa, ma devo andare a fare i gruppi”! E quando tornavo non le riconoscevo neanche. In quante belle situa zioni ho scelto “Work first”. E ho avuto anche i miei guadagni, i miei risultati.
E a settant’ anni, sono qui in questo bellissimo posto, su una scogliera del Portogallo, da solo.

Dall’ego al nulla. E fortunatamente ho imparato a vivere senza paura e quindi mi sento molto a casa. Quando non è più la paura che gestisce la tua vita, puoi essere solo la tua verità.
Perché se non hai paura, che cos’hai da perdere? E tutto diventa più semplice, più naturale, più evidente… E dal momento che, fortunatamente, ho ricevuto questa chiarezza, qualcosa in me è diventato così presente, così vibrante, così semplice.
È impossibile definirlo a parole, almeno, io non ci riesco. Non ci provo neanche. Se qualcuno può sentirlo, lo sentirà e basta. Non ho niente da dimostrare a nessuno, neanche a me stesso.
È come se mi fossi preparato per arrivare a questo, nel senso che la vera essenza dell’esistenza è il vuoto. Io faccio sempre riferimento alle piccole cose che sono successe quando Osho era ancora nel corpo.
Ritornano e mi toccano personalmente, nel senso che le riconosco dentro di me. Una di queste è, per esempio, un piccolo aneddoto che non so nemmeno fino a che punto sia vero.. .
Lo raccontò Amrito la sera in cui venne a dirci che Osho era morto, che aveva lasciato il corpo.
Dall’ego al nulla. Quello che mi ricordo, con le mie parole, adesso è questo: Osho era sdraiato sul suo letto, Amrito era vicino a lui e sentiva che il suo corpo diventava sempre più debole.
Gli chiese: “Dobbiamo far venire i medici per rianimare il tuo corpo?”. Osho rispose: “Non c’è bisogno” e piano piano diventava sempre più debole. Amrito gli prese il polso e lo sentì spegnersi.
A quel punto disse a Osho: “Osho, I think that’s it” (Osho, penso che sia finita). Osho chiuse gli occhi ed era morto.
Non so se riesco a trasmettere l’atmosfera di quel momento, ma è un messaggio del maestro che io porto dentro di me.
Sono passati trent’anni e lo vivo come se l’avessi sentito due minuti fa. Nel senso che è nel nulla che ci incon triamo veramente.
Nello Zen lo chiamano Kyo, il vuoto, il niente Abbiamo questa irrequietudine esistenziale, ma in realtà nessuno ci chiede di fare niente, non c’è alcun obbligo di fare niente.
Nemmeno di essere felice o di non essere felice. Trovare l’anima gemella o non trovare l’anima gemella. Chissenefrega!
E quando prima ho parlato del vivere senza paura, voglio comunque condividere questo… Io non dico che non ho paura, dico che posso scegliere di aver paura.
È questo che è cambiato. La scelta è mia. Se voglio, posso mettere energia su quella proiezione, ma la paura non esercita più pressione su di me.
“Ah, guarda, arriva la paura! E vabbè, non ne ho bisogno. Grazie, ciao”. Un pensiero che spaventa può arrivare e tranquillamente tu scegli se seguire quel pensiero oppure dire: ” No, grazie” .
A che cosa serve la paura? Che cosa ce ne facciamo della paura? Hai paura di morire, ma quando sei morto, chissenefrega?
Quello di cui hai paura è che non ci sia più nessuno che ti invia un sms, che non sei più su facebook, che non hai più bisogno di andare a fare la spesa, di comprarti un vestito nuovo.
È di questo che abbiamo paura. Del niente dell’esistenza, della morte dell’ego, non della morte fisica. E quando dico queste cose a volte la gente mi guarda con gli occhi sbarrati, come se parlassi di cose impossibili …
Marga Jee, non so che cosa ne farai di tutte queste belle chiacchiere …Ti devo salutare, è arrivato il sole.
Intervista a Prashantam. Articolo tratto dalla rivista Oshotime n. 270 di luglio-agosto 2020