La Comunità che Cura. La nostra associazione ha scelto di candidarsi anche per il progetto La Comunità che Cura Curare la Comunità” che ha tra i promotori il Comune di San Giovanni Valdarno.

Che ha previsto nel progetto il coinvolgimento del terzo settore.

Segnatamente tutte le associazioni del Valdarno iscritte nell’albo del Comune di San Giovanni e non solo.

L’adesione al progetto prevedeva la compilazione di un questionario che Valdarnolistico ha presentato a tempo debito per aderire all’iniziativa alla quale hanno aderito alle fine 13 associazioni.

Ai vari incontri in calendario, iniziati dalla fine del 2023 e conclusi nel febbraio di quest’anno la nostra associazione è stata sempre presente anche ai tavoli di condivisione dando un apporto diretto e costruttivo al progetto.

Qui di seguito un sunto del progetto. Per info più approfondite e per la visione di tutti gli step si rimanda al link del sito La Comunità che Cura

La Comunità che cura

Progetto approvato su bando LRT 46/2013

  • Legge Regionale su Dibattito pubblico regionale e promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali.
  • Percorso di 6 mesi per raccogliere le proposte circa il percorso da attivare per realizzare e gestire le Case di Comunità

Cos’è una Casa di Comunità?

La governance di una Casa della comunità è condivisa dalla rete di tutti gli Enti, organizzazioni e strutture coinvolte nel sistema-salute di un territorio attraverso un’alleanza forte tra Comune, Azienda sanitaria, terzo settore e reti/ cittadini/comunità.

E’ necessario quindi creare le condizioni perchè queste componenti riescano a coordinarsi e collaborare tra loro e delineare un percorso condiviso verso le nuove CdC

Obbiettivi

  • coinvolgere e attivare quattro livelli di soggetti attivi del cambiamento:
    • istituzioni: Comuni e ASL;
    • professioni sanitarie: medici e pediatri, infermieri, assistenti sociali afferenti ad ASL e ai Comuni.
    • associazioni: ETS e reti territoriali esistenti devono essere informate e “rafforzate” in via preliminare rispetto alla co-programmazione e co-progettazione, anche valorizzando il comitato di partecipazione zonale e valutando la creazione di una consulta zonale del TS.
    • comunità locali e cittadini (in particolare famiglie di soggetti fragili, quali anziani, cronici, disabili, ecc): sono o potenzialmente potrebbero essere interessati maggiormente, anche se non formalmente organizzati. Saranno destinatari di eventi informativi e partecipativi specifici.
  • confrontare le esigenze del territorio con le migliori pratiche disponibili relative alle CdC a livello regionale;
  • gettare le basi per la futura governance delle Case di Comunità, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, definendo un vademecum con alcune linee guida condivise del percorso, della governance, definendo gli step per l’avvio delle case di comunità.

Motivazioni del progetto

  • Nella zona distretto del Valdarno nei prossimi anni verranno costruite alcune Case della comunità (2 hub e 2 spoke); alcuni dei luoghi sono già stati individuati e alcuni finanziamenti sono stati ottenuti con PNRR
    • La gestione sarà curata da ASL, in collaborazione con i Comuni, ma un ruolo importante potrà averlo anche il terzo settore per sviluppare il lavoro di comunità, e per co-progettare, co-programmare e valutare in modo partecipato, ed anche per co-produrre.
    • In particolare: dal 2022 la “Convenzione per l’esercizio delle funzioni di integrazione sociosanitaria” (ex. LR 40/2005), prevede la gestione integrata delle aree della Non autosufficienza e della Disabilità.

I promotori del progetto

  • Capofila: Comune di San Giovanni Valdarno
    • Enti pubblici associati: tutti quelli che fanno parte della Conferenza Integrata dei Sindaci della zona distretto del Valdarno, ovvero:

Comune di Bucine, Castelfranco Piandiscò, Cavriglia, Laterina Pergine Valdarno, Loro Ciuffenna, Montevarchi, Terranuova Bracciolini,

Azienda USL Toscana sud est

  • 13 soggetti sostenitori appartenenti al mondo del volontariato
  • Non solo co-programmare e co-progettare (art 55 del CTS e LRT 65/20), ma co-produrre. E’ ciò che già accade spesso in vari modi e forme sui territori: ricomponiamo informazioni e dati, mappiamo l’esistente, per solo poi trarre indicazioni su cosa e come programmare e co-progettare?
  • Così si ampliano le capacità d’intervento se si integrano le risorse (di informazioni, di persone e competenze, di finanziamenti):
    • Inoltre la sussidiarietà orizzontale (ed il ruolo promozionale degli enti locali) permette una migliore qualità e organizzazione degli interventi

Quando

Da Agosto 2023 a Febbraio 2024, prevedendo un mese di sospensione per il periodo natalizio, articolando il lavoro in 4 fasi:

Entro la fine del 2023:

  • Fase preliminare: mappatura degli attori, cabina di regia, attività di comunicazione
  • Fase di ascolto: incontro apertura pubblica del progetto, interviste in profondità e/o focus group alle diverse categorie di soggetti

Entro la fine del mese di febbraio 2024:

  • Fase interattiva: incontri partecipativi nei Comuni, con eventuali sopralluoghi nei siti scelti per le case di comunità; saranno previsti laboratori per la progettazione del vademecum che costituirà una base per attivare patti di collaborazione
  • Fase di restituzione: produzione di materiale di restituzione e incontro finale.

La mappatura e gli ecosistemi della cura

  • Con questionari, interviste e focus: Iniziare a mappare ciò che già esiste in termini di servizi, di percorsi e soluzioni ai diversi tipi di bisogni socio-sanitari. Saranno quindi raccolti dati e informazioni circa gli interventi/servizi/attività socio-sanitari presenti sui territori, sia in riferimento agli enti del terzo settore (ETS) che all’ASL. Sarà indispensabile per questo la collaborazione di tutti gli ETS, ASL, Comuni e cittadinanza
    • anche per poter individuare non solo ciò che già esiste, ma anche ciò che potrebbe essere realizzato per migliorare le risposte socio-sanitarie più adeguate ai diversi bisogni di cui la CdC si prenderà cura.

In conclusione

Vogliamo svolgere insieme un percorso partecipativo

  • che valorizzi ciò che già esiste in termini di comunità di cura,
    • che attivi costruttivamente le risorse sia istituzionali che dei cittadini (singoli e associati) per tracciare la «via», la modalità condivisa, con cui giungere alla costruzione e gestione delle CdC,
    • creando una sorta di «patto» in cui ognuno si assume anche la responsabilità di fare/realizzare alcune parti di questa «via»

Questo il video conclusivo dell’iniziativa

E il sito che ha curato tutto il progetto: Labsus