Site Loader
Via Rosai 6 San Giovanni Valdarno (AR)

La fatica del buttar via

Per chi la vive sa bene di cosa sto parlando e anche io so bene cos’è avendola vissuta in prima persona nel passato.

Buttare via è sempre stato per me difficile, faticoso e quasi impossibile a volte…la mia carriera è iniziata presto…già da piccola non volevo buttare nemmeno le carte delle caramelle.

Questa difficoltà racchiude delle paure che agiscono a vari livelli a seconda del vissuto di ciascuno e, se desideriamo andare verso il benessere, andranno sicuramente affrontate, ma rispettandole e rispettando noi stessi.

Queste paure e queste difficoltà non vanno assolutamente giudicate, non siamo da meno perché accumuliamo tante cose in casa o non riusciamo a tenere in ordine. Certo, a volte questo ci provoca nervosismo e malessere e la rabbia può sorgere abbastanza spontanea…

Cerchiamo però di fare un passo in più verso noi stessi…provando a capire da dove si originano, spesso sono molto profonde e noi vi opponiamo molta resistenza attraverso delle “giustificazioni”. Non ce la faccio a buttare, “ho troppi ricordi”, “vorrei ma non ci riesco”,”mi piacerebbe ma mi conosco”, “poi mi serve”… frasi così ne sento molte e io stessa le ho pronunciate…

Innanzitutto è una scelta nostra sentire che è il momento di provare a liberarsi del superfluo e di ciò che non ci fa stare più bene tra gli oggetti che abbiamo in casa. Finché non sentiamo in noi la decisione di farlo, pur con le paure e le difficoltà che comporta, non c’è corso, webinar, consulenza che ci possa aiutare perché il primo passo è sempre nostro.

Il sostegno e la guida se servono possono essere un buon strumento per riuscire; da soli possiamo sentirci più fragili o in difficoltà. Anche questo è un passaggio personale e non va giudicato in nessuno dei due casi, sia che io riesca a fare da me, sia che in un dato momento senta il bisogno di un supporto.

Ciò non significa: “Non sono in grado (senso assoluto) di fare da solo/a “, ma significa :”In questo momento (qui e ora, senso relativo) non sono in grado di fare da solo/a”. La prospettiva è completamente diversa. Non sono in grado in questo momento significa che lo diventerò e questo mi farà stare bene.

I motivi per cui fatichiamo a separarci delle cose anche se non ci fanno stare bene, possono rispecchiare situazioni che viviamo anche nella vita. Cose che ci fanno stare male da cui non riusciamo a separaci o a modificare la situazione.

Generalmente siamo molto legati al passato che, anche nel caso in cui non sia stato sempre felice o sereno, ci dà una sorta di sicurezza.
Anche se possiamo desiderarle tantissimo, può esserci  la paura di aprire le porte alle novità, poiché ciò che conosco bene è molto tranquillizzante.

Un altro aspetto legato alla difficoltà di liberarci degli oggetti potrebbe essere dato da un sfiducia nel futuro e dalla paura di non riuscire più ad ottenere oggetti che ora ho, anche se non mi servono.

Trattenere oggetti potrebbe anche rappresentare l’idea di tenersi tante strade e possibilità aperte che di fatto ci porta a non scegliere e a restare nella confusione. Mentre scegliere significa escludere altre possibilità e chi vive una profonda indecisione può sentire questo aspetto come molto faticoso.

C’è poi anche la sfiducia che davvero non possa servire, che le cose difficilmente cambiano, lo scetticismo di pensare che sono solo oggetti e che cosa potranno mai fare, anche se spesso dentro di noi ne sentiamo il peso e ne siamo consapevoli.

A livello più profondo e spesso inconsapevole, tutto ciò che tratteniamo potrebbe anche derivare da legami familiari che, come insegnano le costellazioni familiari, pesano su di noi: sensi di colpa, rabbie non risolte, senso di non meritare le cose. Come stessimo trattenendo su di noi del passato che può appartenere anche ai nostri genitori o a generazioni precedenti e volessimo risolvere noi da soli con le nostre forze. Perché a livello inconscio ci siamo presi questo impegno e mollare tutto ci sembrerebbe una sorta di tradimento.

Questi patti sono stipulati soprattutto quando siamo bambini e vediamo i nostri genitori soffrire oppure ci sentiamo in colpa nei loro confronti, come se il loro dolore o la loro rabbia dipendesse in qualche modo da noi. Così ci promettiamo che faremo tutto ciò che possiamo per evitare loro sofferenze o saldare un debito che sentiamo nei loro confronti, cosicché possano amarci davvero e riportare per tutti la serenità.

Quando nel buttare ci sembra di buttare una parte di noi stessi, oppure ci sentiamo responsabili per quell’oggetto, ci sembra di abbandonarlo. Allora è probabile che davvero ci stiamo facendo carico di troppe cose e responsabilità che non sono nostre. E ci stiamo impedendo di abbandonarci al flusso della vita e a riceverne la gioia e l’abbondanza che meritiamo.

Tutte queste responsabilità rappresentate dagli oggetti però ci opprimono e non ci fanno muovere liberamente, ci confondono e ci allontanano da ciò che siamo veramente.

Qui sto sintetizzando un discorso molto delicato e profondo e non voglio banalizzarlo, ma solo portare un pò più alla luce dinamiche che potrebbero essere sottese, ma che andrebbero comunque approfondite.
Buttare però in questo caso può davvero avere effetti benefici e liberatori, la nostra mente sarà più lucida e rilassata e ci si apriranno nuovi orizzonti e chiarezze.

Poi potremo anche decidere di affrontare dei momenti di crescita personale per dipanare ulteriormente alcune difficoltà; liberarci degli oggetti prima aiuta e prepara anche qualsiasi lavoro successivo. Per me è stato così, ho iniziato con lo space clearing e nello stesso tempo ho sentito anche la necessità di approfondire alcune miei nodi a livello personale. Ma il lavoro fatto mi ha sicuramente aiutato a raggiungere alcuni risultati più velocemente poiché modifica nel profondo le energie nostre e della nostra casa.

Potremmo iniziare lo space clearing gradualmente se viviamo queste difficoltà in maniera forte,  guardando le cose più semplici per noi da buttare; cominciare dal cassetto dei ricordi potrebbe essere più difficoltoso e portare ad arenarci e chiuderci senza vedere i benefici!

Importante è rispettare le resistenze senza utilizzarle come scusanti per non procedere, come muri insormontabili. Dei buoni compromessi sono, come detto, iniziare da cose semplici magari punti visibili della casa per sperimentare subito i vantaggi e la leggerezza. Poi più avanti si procede, verso la fine, affrontare gradualmente anche le cose più impegnative (foto, lettere, ricordi strettamente legati al passato).

Di fronte alle cose  che ci suscitano incertezza si può tenere a portata di mano uno scatolone (consiglio non più di uno o due) dove spostare gli oggetti con i quali siamo ancora in difficoltà, che fatichiamo a separarci o perché sentiamo che non ci servono ma non ce la sentiamo ancora oppure perché siamo indecisi. 
E’ peggio forzarsi troppo che procedere più gradualmente esercitandoci nell’amore e nel rispetto per noi stessi!

Francesca Sfriso

Post Author: Giuseppe Crispo

Lascia un commento