Site Loader

Articolo di Paolo Dottori

Il termine Spagiria viene dal greco antico: spáo, «separare», e ageiro, «riunire», indica nel suo etimo l’essenza del metodo: separare + unire, secondo un’interpretazione ormai ben nota.

Tale metodo prevede infatti l’estrazione separata delle differenti parti di una droga vegetale, la loro purificazione e il ricongiungimento, riproducendo così il composto originario ma ricostituito ed elevato. Il prodotto della congiunzione viene infatti esaltato attraverso il processo della circolazione.

La comparsa in Occidente di questa metodica risale al Medioevo, ma l’identificazione con questo preciso nome si deve soprattutto a Paracelso (XV sec.) e alla corrente da lui sviluppata che prende il nome di Iatrochimica.

Secondo la tradizione paracelsiana, tutte le piante hanno un’anima, l’Ens. Per fissare questa parte energetica nel nostro preparato, dovremmo lavorare la pianta appena raccolta nel periodo balsamico, meglio se nel suo giorno e ora astrologica di raccolta, mentre è al suo massimo di potenziale.

Le piante dovrebbero quindi essere raccolte nel loro mondo naturale o se coltivate, coltivate in modo biodinamico. Ma questo oggi è molto difficile realizzarlo per tutta una serie di normative sanitarie e di certificazione.

L’Arte Spagirica è un’Arte alchemica, è un’Alchimia vegetale (anche se esiste una Spagiria minerale), quindi i Principi impiegati sono sempre lo Zolfo, il Mercurio e il Sale; il rimedio ottenuto da questi si chiama Quintessenza spagirica.

Nel mondo vegetale sono rispettivamente: l’olio essenziale, l’alcolato, e infine i sali derivati dalla combustione del corpo vegetale.

Queste tre diverse sostanze rappresentano, in analogia con gli insegnamenti ermetici, lo Spirito, l’Anima e il Corpo dell’Ente vegetale.

Possiamo già anticipare che, per analogia, essi agiranno principalmente sui corrispondenti principi nell’essere umano.

Lo Zolfo.

Questo principio si manifesta nella frazione più volatile dei principi attivi della pianta, gli aromi, i profumi, che danno luogo all’olio essenziale. Esso è l’elemento più alto e nobile, ciò che definisce l’individualità o l’essenza della pianta; rappresenta il principio più spirituale, il veicolo più “rarefatto”, e corrisponde anche all’elemento Fuoco.

Il Mercurio.

Indica le componenti liquide della pianta, soprattutto la linfa, ma anche nell’alcol che si forma per fermentazione.

E’ il veicolo della “memoria energetica” della pianta, il mediatore che accumula le informazioni e le vibrazioni provenienti dallo Zolfo (secondo l’idea oggi nota come “memoria dell’acqua) e quelle dei sali dalla radici; il “collante” tra lo Spirito e il Corpo.

La componente idroalcolica del preparato corrispondente agli elementi Aria (l’alcol) e Acqua (l’acqua).

Il Sale.

Ottenuto dalla calcinazione dei residui solidi; è composto da un sale inorganico che per la chimica non è altro che carbonato di potassio e pochi altri sali inorganici.

Questo è il sale fisso, solubile in acqua, ma chimicamente non in alcool.

Il Sale rappresenta il principio Corpo, è la matrice del misto; inoltre il Sale incarna l’Intelligenza vegetale (Sale = Sapienza).  Esso conferisce, oltre che maggiore stabilità al preparato, delle caratteristiche energetiche e vibrazionali insostituibili.

Quindi, da una pianta aromatica, che ha una segnatura planetaria, vengono separati e poi purificati i tre Principi; successivamente vengono riuniti tramite circolazione, da cui risulterà un “qualcosa” in più.

Questa circolazione sottilizza e dinamizza a Quintessenza Spagirica rendendola più penetrante e veicolante oltre i principi curativi completi, anche l’Archetipo della pianta originaria, se si vuole il Pianeta.

In questo modo i Principi alchemici e l’archetipo possono entrare in risonanza con noi, restituendoci l’armonia perduta.

Il rimedio spagirico oltre che ad agire a livello fisico, va a curare ciò che è carente, serve per completare il Cielo e giardino interiore.

Post Author: Giuseppe Crispo

Lascia un commento